martedì 24 febbraio 2015


✔ IMPRESSIONI JAZZ

IL JAZZ NELLA SOCIETA' DELLA COMINICAZIONE DI MASSA

Il mondo stava per lasciarsi alle spalle gli anni Cinquanta quando di già dalle pagine di un noto rotocalco, si pose una domanda capace di innescare una fitta serie di correlazioni tra il jazz e il Novecento.
Certamente è possibile verificare questo effondersi del jazz nella società di massa e documentare in quali forme è avvenuta la conquista del ventesimo secolo, procedendo lungo un percorso trasversale, non cronologico, centrato sulla trasformazione della musica afroamericana in rapporto alla comunicazione di massa. La poetessa americana Mina Loy lo definì un esperanto e con frequenza ci si imbatte nel jazz in ambiti che potrebbero apparire lontani dal suo milieu. Sfuggente come un trasformista, di volta in volta può assumere i cliché di un linguaggio popolare o elitario. Da quando la musica nera americana è stata a buon diritto consacrata nel pantheon delle arti maggiori in compagnia della fotografia, del cinema e del fumetto, figura tra i motori simbolici del secolo appena concluso.
Questo genere musicale ha ispirato una grande varietà di reazioni: è stato amato, vituperato, ammirato, studiato, citato e infine metabolizzato. Alcuni lo hanno utilizzato come zeppa per aprire spaccati su un confronto/scontro culturale durato almeno quanto la guerra dei Cento Anni.
Col nuovo millennio, il jazz sembrerebbe aver esaurito le proprie attitudini a rappresentare e interpretare; due capacità prosciugate per intero dallo scorso secolo. Ma quest'ultimo appartiene al terreno dei giudizi appannaggio dei critici più che degli studiosi e cerca di indovinare il futuro piuttosto che osservare il passato. Volendo trovare una epigrafe irriverente per orientare la lettura del saggio, potremmo esclamare con il pianista Novecento: "E in culo anche il jazz"!

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